Guglielmo Maria

Guglielmo Maria
Le Sette Sorelle

mercoledì 14 luglio 2010



Stasera é una sera bellissima, non c'é una nuvola in cielo. L'aria é calda, calma e azzurra come il fiocco che avevo alle elementari sul grembiulino nero. Tutto sembra in pace. Guardo dalla terrazza e vedo alberi, verdi e immensi, case rosse e marroni, rondini nere che volano e luci che si accendono nell'imbrunire. Quando arriverà il buio, quello vero, allora spunteranno le stelle. Le prime, le più sfrontate, le più belle, si mettono già in mostra. Presto saranno seguite da milioni di altre, più piccole e più timide, ma non meno affascinanti.

La bellezza fa da corollario ad una settimana di merda.

Venerdì G. si é impiccato, tagliandosi le ali. Ha dato un calcio alla sua vita, alle sue passioni, al suo mare, a sua figlia, a tutto. Ha lasciato dietro di sè un corpo appeso ad una corda, con i piedi che sfioravano terra.

Quando l'ho saputo é stato come ricevere un pugno nello stomaco, uno di quelli che non ti lascia respirare.

Di certo l'aveva pensata prima, ma non l'aveva detto a nessuno o nessuno l'aveva capito. Chissà, a modo suo forse aveva lanciato grida di aiuto che nessuno ha sentito e che sono ritornate al mittente, come degli schiaffi.

Una settimana prima aveva compiuto gli anni, ma siamo stati in tanti a non ricordarci di lui. E ora non abbiamo più la possibilità di farglieli, quegli auguri. Possiamo piangere una preghiera disperata verso un Dio tremendo che gli ha lasciato la libertà di andarsene, lanciando un grido doloroso che non avrà più risposta. Chi l'ha visto nella cassa, prima che la chiudessero, mi ha detto che sembrava corrucciato. Lui che sapeva ridere, e ridere forte, si porterà dietro per l'eternità il dolore dipinto sul viso. Ora c'é solo da sperare che abbia trovato la pace che cercava, finalmente.

Da ieri é in un tombino, cementato di fresco, al primo piano del cimitero nuovo. Da lì, ancora per un poco, si vede la campagna, sino a che non finiranno la nuova ala. Dopo, credo che si riuscirà a vedere solo un pezzo di cielo. Quel cielo che sembra un grande mare, quel mare che lui amava tanto.

Ho aspettato che andassero via tutti, per andare a trovarlo. Sono rimasto lì solo, bagnato di lacrime e sudore, sotto il sole di luglio. Avrei voluto rimproverargli di non averci avvisato, ma non ci sono riuscito. Mi é rimasto solo il pianto e tanto dolore per non aver capito che stava morendo a poco a poco nella nostra indifferenza. Non posso neppure scusarmi, ormai. Non posso fare nulla.

Restano solo diciotto anni di ricordi, di tutti i colori, che prima o poi svaniranno fra le pieghe della memoria, dispersi nel vuoto del tempo che passa. 

Addio G. Se puoi perdona chi non ti ha saputo capire.

1 commento:

Anonimo ha detto...

CIAO GU, SOLO IERI HO SAPUTO DELLA TUA PARTENZA,HA DELL'INCREDIBILE.
LA TUA VITALTA'..LE TUE RISATE..