Oggi é il venticinque aprile. E' una giornata importante e ancora molto sentita, però visto che quest'anno casca di domenica e non siamo in campagna elettorale ce ne si accorge un po' meno e poi la gente é dispiaciuta e un pò scocciata perché non c'é il ponte e tocca lavorare tutti i giorni. Sono tantissimi anni che siamo stati liberati, moltissimi anni. Io non c'ero ancora e gli atomi che ora mi compongono chissà dov'erano allora? Erano atomi da guerra, forse, oppure atomi da libertà? Oppure, semplicemente, atomi e basta, solo piccoli pezzetti di materia. Più probabile quest'ultima, come ipotesi, perché gli atomi, checché se ne dica, non sono né bene né male ma sono. Poi dipende da come si usano, ma questo é un'altro discorso.
Siccome oggi é la festa della Liberazione ed io ho deciso di vivere alla giornata ho deciso di fare un elenchino delle cose dalle quali mi piacerebbe essere liberato. Quindi, per prima cosa, ci vuole una premessa fondamentale ai fini del ragionamento e cioé chiedersi se "essere liberato" o "liberarsi da solo"? Questa é una bella domanda, da farsi, ad esempio se vogliamo un po' di consapevolezza sulla questione, quando stai spingendo e ti vengono le vene del collo grosse come calippi seduto tutto compresso sulla tazzona del cesso. In questo caso sei tu che ti liberi oppure é lei, la cacca, che ti libera andandosene giù per il tubo? Ci sarebbe da pensarci su, da fare qualche elucubrazione, qualche volo intellettuale alla Topo Gigio. Ma cosa dici mai? Che filosofia di merda.
Comunque, meglio tenersi strette entrambe le opzioni, perché, come dicevano i nostri antenati "melius abundare quam deficere" e, poi, "aiutati che Dio ti aiuta". Non scartiamo perciò nessuna provvidenza, sia che arrivi da noi, sia che venga dagli altri, sia che scenda da Dio, sia che siano i Confetti Falqui. Non si sa mai, una mano aiuta l'altra, é come per le tessere del domino che, sono in piedi una affianco all'altra per milioni e milioni di chilometri e basta che tu dia un colpo alla prima, spingendola nella giusta direzione, che poi, una dopo l'altra, si ribaltano tutte, per tutti i milioni e milioni di chilometri, da qui alla felicità. Allora, mi vien da dire, se le cose da cui vogliamo esser liberati sono lì come le tessere del domino e diventano un muro che ci circonda, quello che importa é il primo colpo, dato nella giusta direzione. Il primo punto é che la verità sta nel mezzo, "in medio stat virtus", anche se il primo colpo lo devi dare tu.
Sei tu, cioé, sono io, che devo decidere di dare il primo colpo alle tessere del domino che mi circondano. Nessuno lo potrà fare se non tu, cioé io. Il problema vero è che non sappiamo quanto lungo sia, questo muro costruito con le tessere del domino. Quattro metri, che ci gira intorno e basta? Quaranta metri, che ci gira intorno, ma fitto fitto. Quaranta chilometri, quaranta milioni di chilometri, quaranta infiniti? Non lo sappiamo, se lo sapessimo l'avremmo già superato, con un salto. Anche se ci mettiamo lì a contarle, le tessere del domino, non riusciamo proprio. Perché loro sono grandi come il muro di Berlino e noi siamo piccolini come formichine, siamo formichine. Non avendo idea di quante siano, queste benedette tessere del domino, i modi per affrontare la questione si riducono a tre.
Il primo modo é concentrarsi su noi stessi finché, miracolo, non ci spuntano le ali, sperando nell'aiuto di qualche santo. Quando e se ci saranno spuntate le ali, ci potremo alzare in volo e, a meno che il muro non sia veramente ma veramente alto, forse potremo arrivare in cima e vedere quanto é grande il muro, quanto ci circonda e che cosa c'è intorno. Posto che abbiamo gli occhi per guardare e la voglia di farlo. Potremo anche scoprire che non riusciamo a vederne la fine. In questo caso, torneremo giù ad abbandonarci ai più cupi pensieri o proveremo a volare, volare, volare, verso qualche parte ignota del mondo? E se il mondo ignoto ci fa paura? Torniamo giù, ripieghiamo le ali, tanto non ce la faremo mai, e ci costruiamo un riparo sicuro circondati dalle nostre tessere del domino. Così rimaniamo noi, con le nostre alette, che non vogliamo usare e con la nostra paura di ciò che ci circonda. Circondati dalle tessere del domino.
Il secondo modo é dare una spallata alla prima tessera del domino, quella più vicina a noi. Anche una spallata con la forza di una formichina può abbattere la tessera del domino più grande del mondo, basta volerlo fare. E poi sedersi a guardare le tessere del domino che una dopo l'altra, una colpita dall'altra si ribaltano e cadono. E noi seduti a guardare questo spettacolo affascinante che ci allarga l'orizzonte. E noi seduti a guardare l'orologio e a pensare, dopo un ora, ma quante cazzo sono queste tessere del domino. E noi seduti a guardare e a romperci un po' le balle, perché continuano a cadere tessere da tutte le parti e non finiscono più. E noi seduti a guardare con un poco di rassegnazione, dopo una settimana che cadono tessere del domino, che sono talmente enormi che ci mettono molto tempo. E noi seduti a guardare tutte le tessere cadute e il paesaggio che non cambia mai, tante sono le tessere da buttar giù e noi che pensiamo si stava meglio quando si stava peggio almeno avevamo dei punti di riferimento, con il mio muro e non questa landa desolata di tessere del domino cadute rovinosamente e che non finiscono mai. E noi seduti a guardare, anche se non vediamo più nulla perché é scesa di nuovo la sera e abbiamo gli occhi pieni di pianto perché ci aspettavamo che non fossero così tante e così immense e così lente a cascar giù. Così rimaniamo noi e le nostre aspettative insoddisfatte a farci compagnia. Nelle rovine.
Il terzo modo inizia quando smettiamo di farci crescere le ali e smettiamo di pensare che in due giorni riusciamo a ribaltare tutte le tessere del domino del mondo e ci diamo qualche obiettivo, facciamo la nostra lista della spesa delle cose dalle quali vogliamo liberarci o essere liberati in questo venticinque aprile. Cioé oggi, ora, adesso, in questo preciso istante. Che magari potrebbe anche essere il sette ottobre o il quattro febbraio o il ventiquattro giugno, ma il giorno non conta. Non conta che sia "questa" giornata, conta che le nostre giornate le viviamo come le giornate della Libertà, una dopo l'altra. La Libertà dalle barriere, la Libertà dalle aspettative, la Libertà dai muri che ci costruiamo, dalle tessere del domino che sistemiamo perché siamo delle piccole Penelopi. Di giorno costruiamo i muri che ci circondano e scolpiamo le tessere del domino nel legno più duro della terra e di notte sognamo di buttarle giù e ci svegliamo con qualche tessera in meno che prontamente provvediamo a sostituire, senza perder tempo. Lasciamo spazio ai sogni, anche nelle veglie di tutti i giorni.
E le cose da cui voglio liberarmi o essere liberato? E' tutto? E' niente? Dov'é il block notes, che me le scrivo?
Non lo trovo, devo ricordarmele a mente. Vorrei, vorrei, no, voglio liberarmi di... no, in realtà, questo no. Allora é meglio iniziare da quando mi comporto così... ma, invece non sarebbe meglio cominciare con... ma, poi mi aiuta veramente, non sarebbe più utile pensare che sia più utile fare in questo modo e metter ordine, ma se prima non tolgo questa parte di me stesso, questo modo di pensare non riuscirò proprio a fare così e... credo sia più opportuno mettersi lì, sulla cima di una montagna a pensare... ma cosa voglio dalla vita e cosa posso dare e... accidenti, quella cosa mi serve, allora, meno male che non l'ho buttata via, non me ne sono liberato. Però, Gesù mio, a qualcosa devo pensare dopo che ho scritto tutto questo tempo, non vorrò mica averlo buttato via, tutti questi discorsi, questi pensieri, questo guardarsi dentro e fuori...
Beh, se devo dirne una, vorrei cagare senza sforzo. Punto.