Ho un amico chiamato Bruno che fa l'estetista e nel tempo libero si inventa sculture in legno, serpenti che si avviluppano e si rincorrono in un gioco di passione, amore e morte. Opere che sembrano vive, come la vita. Dorate, argentee, bianche, marroni, nere. Come la vita.
Qualche volta mi metto davanti ad una delle sue creazioni e divento una formica. Divento piccolo, piccolo e nero, però con sei zampe e l'addome bello ripieno. Un tesorino di formica. Inizio a salire su per il legno, seguendone le nervature, piano piano, ma senza fatica. Noi formiche infatti siamo così leggere che possiamo andare dove ci pare che tanto non ci fermiamo mai.
Noi formiche abbiamo dentro una pila atomica, invece voi umani avete un vecchio diesel puzzolente. Noi formiche camminiamo milioni di chilometri sulle sculture del nostro amico Bruno, seguendo i contorni del legno. Siamo forti noi formiche.
Siccome tutto ha una fine, poi arrivo in cima. E guardo la stanza dall'alto. Il pavimento, i mobili, i bicchieri, i libri, le scarpe, il mondo... perché riesco a guardare fuori dalla finestra. Per vedere il mondo mi arrampico sulla scultura di Bruno e arrivo in cima. Poi succede il miracolo.
Mi spuntano le ali.
Divento una formica con le ali, una di quelle che arrivano a milioni in autunno e te le vendono nei cartocci benedetti. Allora respiro forte, dentro i miei piccoli polmoni. E volo volo volo.
Grazie Bruno, mastro animatore del legno vivente.
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