Ta-dah... Ta-dah... Grande novità! Stasera, tanto per cambiare, Guglielmo Maria non é contento di se stesso...
Se guarda indietro di sere come stasera ne ha vissute anche troppe, che uno minimamente normale, come dovrebbe/potrebbe/vorrebbe essere lui, si direbbe che é ora di smetterla. Di smetterla di piangersi addosso, di smetterla di prendersela con se stessi, di smetterla di avere un atteggiamento infantile o indulgente, di non affrontare le situazioni quando si presentano e via così, potrebbe tirarne fuori quindici o venti di cose come queste, a partire dalle aspettative che si fa e che poi non riesce a soddisfare, a finire alle aspettative che ha nei confronti degli altri e che non riesce a soddisfare neppure quelle.
Tra questi estremi del burrone ci passa sopra il ponte del "come" vive. Quel ponte che desidererebbe stabile, forte, sicuro, possibilmente con le pareti per non cascar di sotto e il corrimano perché soffre l'altezza e ne ha paura, che se guarda di sotto gli si stringe il culo. Ma può un ponte essere costruito sulle aspettative? Ma può una vita essere costruita sulle aspettative? No, semplicemente. Questo lo sa eppure non gli entra in testa di cambiare atteggiamento nemmeno se piglia un trapano, si buca il cranio, fa una pallina di pensieri positivi e se la ficca dentro, poi richiude. La pallina esce. Svanisce. Scompare.
Sa solo lui quante ore di colloqui ha fatto, quante pillole ha preso, con quante persone che gli vogliono bene ne ha parlato e in quanti hanno cercato di fargli comprendere, capire com'é fatta quella pallina e cos'é che la forma, che la compone. Tante ore di parole, troppe pillole e gli amici, quelli veri che sono tantissimi anche se si contano sulle dita di una mano e che hanno il pregio di essere sinceri e di volersi fare capire e farlo capire... sicuramente ce n'é abbastanza perché, sempre secondo le sue aspettative, si dovesse ormai essere risolto il "problema" della sua vita.
Invece il "problema" non si risolve e la colpa é la sua, almeno a lui viene da pensarla così. E' giusto, non é giusto, non lo sa, non sa davvero cosa fare, é stanco, esausto. Esempi... non é contento del lavoro, ma non lo cambia, soffre in certe situazioni interpersonali, ma non le affronta diversamente. Sa che non rende per quanto potrebbe ed invece di cambiare marcia si spegne. Rimane lì, passivo, ad aspettare che l'onda di merda del suo mare lo travolga anziché pensare di correre via, lontano. E dopo che l'onda é passata e lui rimange tutto sporco eccolo lì, che si piange addosso, guarda qui, guarda là, tatatà e tutto resta come prima. E la prossima onda è sempre peggio della precedente.
Ora, si chiede, se uno minimamente normale e razionale, come dovrebbe/potrebbe/vorrebbe essere lui, messi insieme alcuni dati di base che indicano nettamente che qualcosa non va, debba rimanere lì, fermo, immobile come una statua. Se senti il terremoto, scappi, no? Poco che fai ti metti sotto al tavolo, per non rimaner schiacciato. No, lui no. Lui sta lì, povero sciocco, aspetta e poi si lamenta dei calcinacci che gli cadono in testa. E' normale, questo? Lui non lo crede, non osa pensarlo.
E le onde? Quelle onde dell'umore che si alzano, si abbassano, si alzano e si abbassano e lui, sulla sua barchetta che aspetta che torni la bonaccia, che non torna mai. E vede isole, vicine, lontane, ma non vi si dirige mai e rimane in mezzo al mare in balia della corrente, quando sa benissimo che dovrebbe fregarsene della corrente ed iniziare ad usare i remi, che li ha, per dirigersi da qualche parte, per trovare terra. E invece no, non lo fa. Si dice che é stanco, che non può remare così tanto, non ce la farà mai a raggiungere il traguardo, l'approdo, una caletta, qualcosa che non sia un guscio di noce nell'immensità del mare.
Forse, anziché provare a mettersi una pallina in testa potrebbe invece provare di togliersi qualche cosa e di essere meno complicato, meno sensibile, meno preoccupato, meno angosciato, meno questo, meno quello, meno... non lo sa. Lui sa che il tutto e subito é impossibile ma sa anche che non deve continuare a vivere il niente e mai. Ma perché deve continuare a considerarsi un infelice quando capisce che i veri problemi nella vita sono altri, perché deve continuare a farsi le seghe mentali? Perché non gli riesce di essere semplicemente e basta?
Ha tutto, può tutto, cosa gli manca? Cosa vuole di più che ancora non si gode e quanto butta della sua vita ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passa e non tornerà mai più? E perché?
Non lo sa, oppure lo sa e non vuole ammetterlo, perché scappa sempre dalle responsabilità.
E, detto questo, ora basta con le seghe, Guglielmo Maria.
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2 commenti:
sai una cosa GM?
il nostro caro amico in comune Zeto sta proprio per essere proiettato in un'avventura introspettiva di questo genere... non posso dire altro
il seguente messaggio potrebbe auto-distruggersi dopo la prima lettura :)
strillo
niente succede per caso, caro strillo...
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