Guglielmo Maria

Guglielmo Maria
Le Sette Sorelle

mercoledì 10 marzo 2010

Mrs. K. é mia moglie, l'unica, la sola, l'indivisibile, l'invisibile, la presente, quella di questa vita, quella di Giovanni Rana, quella bella, quella col naso, quella che quando ride si sente fino a Baricella e ritorna indietro.

Mrs. K. ed io siamo sposati da tanti anni quanti le dita di due mani e di un piede, con l'avanzo di un mignolino nel naso che gratta e gratta. Però siamo ancora due pianeti sconosciuti, lei penso che sia Venere io credo di esser Marte e così andrebbe bene, ma magari lei é Saturno con gli anelli e io non son Nettuno, anche se mi piacerebbe esser Qualcuno.

Mrs. K. é bella come un paesaggio di montagna, come una collina coperta di fieno, come un'improvvisazione jazz, come un Martini agitato non mescolato e senza oliva. E' bella soprattutto di notte, quando é girata dall'altra parte. E' bella soprattutto di giorno, al mattino, quando senza occhiali la confondo con una macchia d'oro sulla tappezzeria.

Mrs. K. é il mio unico e vero amore con la certificazione ISO 9000, che ho fatto tanti di quei documenti per sposarla che ancora al sol pensier mi trema il core, il portafoglio ed il buché. Anche la mano però, quando ci siam scambiati gli anelli. Il mio era piccolino, nettuniano, pieno di gas, il suo era gigantesco, saturnino, pieno di polvere di stelle, una ballerina al café chantant e sul viale del tramonto. Da quando si é messa con me non ha più ballato, anzi una volta sì ma io ero a lavorare.

Mrs. K. sembra tedesca invece é terrona, ma del nord. Ha un tono di voce forte che sembra la gigantessa di Geronimo Stilton, ma non puzza di formaggio, anzi. Sa un pò da osteria, specie nei capelli sembra un mazzo di carte usate, di carte usate da una cartomante che mi predisse che avrei trovato l'amore (sì!) su un isola mediterronea in mezzo al mare.

Mrs. K. l'ho conosciuta al mare, quando l'ho abbordata e le dissi baby vieni a bere con me? Lei andava a far sci nautico, mentre io galleggiavo come uno stronzo in secca. La guardavo da lontano e piano piano mi innamoravo, la chiamavo da lontano e piano piano mi innamoravo, la trombavo da lontano e piano piano mi innamoravo perso come una foglia gialla che svolazza via nel cielo cupo di novembre, verso il suo karma.

Mrs. K. é il mio vero Amore, quello con la A maiuscola, quello che quando lo trovi sei già perso, anche se non te la dà più. E' un pezzo di pane su una tovaglia, pronto per essere mangiato. Come un'ape nell'alveare, fra montagne di pappa reale e impollinazioni. Dopotutto l'ho conosciuta a Pollina, alla Valtur.

Mrs. K. é come il clarinetto di Lucio Dalla, é mitica. Io ci credo che diventeremo vecchi insieme tenendoci per mano all'ipercoop, spaventati dalla folla comperando i pannoloni col buono dell'assistenza sociale. Lei é più saggia di me, infatti ha già le rughe fra gli occhi anche se circospette, ma non la cambierei con due ventenni, anche se giovani. Mrs. K. é.

E tanto mi basta... kiss me bebi, tunait tu.

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